Quali elementi di un sito e-commerce influenzano l’acquisto ?

Quali elementi di un sito e-commerce influenzano l’acquisto ?

Questa è la domanda cardine da porsi per la realizzazione di un sito e-commerce che converta il lead/utente in cliente. Secondo alcuni sondaggi il i primi 7 secondi sono fondamentali quindi è molto importante l’impatto visivo, la grafica e il design (lo afferma circa il 93% di un campione intervistato). Se consideriamo che il tempo totale per la conclusione di acquisto su un sito e-commerce è di 90 secondi circa bisogna investire sulla piattaforma non solo per la parte grafica ma anche sull’ottimizzazione infrastrutturale.

Vediamo un elenco di punti da seguire per convertire l’utente in cliente:

  1. Velocità del sito: se il caricamento della pagina web è superiore ai 3 secondi circa, il 57% degli utenti abbandonerà il sito e l’80% di questi non ci darà una seconda chance
  2. Design: se la pagina del prodotto non offre subito le informazioni ricercate a convincermi all’acquisto in 90 secondi abbandono il sito. Lo dichiara circa il 92,6%: “La parte visuale è la maggior strategia di vendita online”. Inoltre il 58% converte maggiormente se sono presenti più immagini, e 1 su 2 di questi è maggiormente spinto all’acquisto se c’è la presenza di un video di presentazione.
  3. Feedback: l’utente si fida molto della rete quindi la presenza di review e feedback aiutano la conversione (circa l’85%); il 67% dei consumatori legge almeno 6 recensioni prima di acquistare
  4. Abbandono: In media il 67% abbandona il carrello/sito e questo è dovuto molto spesso dalla mancanza di informazioni relative ai contatti, termini e condizioni poco chiare, flusso di registrazione per il checkout troppo lungo. Il target è composto maggiormente da uomini tra i 25 e 44 ed in entrambi i sessi per il 42% acquistano sia per tendenza che in maniera coscienziosa.
  5. Marketing: Newsletter e coupon sono in percentuale più apprezzati con call to action chiare

Infine sono molto importanti i metodi di pagamento e i costi di spedizione della merce. Infatti molto spesso la discriminante all’acquisto è proprio la spedizione gratuita. Quest’ultimo punto fa capire meglio come psicologicamente il consumatore sia vulnerabile sugli acquisti online; su uno stesso prodotto, A spedizione gratuita e B costo spedizione, con un prezzo che ha una differenza minima (se sommiamo il costo di spedizione in B rispetto ad A), il consumatore sarà più spronato ad acquistare un prodotto che non consideri la spesa di spedizione (“SPEDIZIONE GRATUITA”).

Conclusioni

Sviluppare un sito e-commerce richiede analisi sia infrastrutturali che di design, questo è molto importante perchè chi offre spunti su come realizzare un sito e-commerce è il consumatore finale e non il venditore; molto spesso si fa l’errore di fidarsi delle proprie esperienze (di vendita offline) senza tener conto dei consigli sopra esposti e dei consigli di consulenti e professionisti del settore.

Infografica

e-commerce-psicologia-consumatore

“Please open this page in the Admin panel only”, impossibile aprire a causa errore WordPress.

 “Please open this page in the Admin panel only”

se hai recentemente aggiornato un sito WordPress, potresti ottenere tale messaggio di errore “Please open this page in the Admin panel only.
Sembra un incubo o schermo bianco della morte.

Questo errore è causato dal difettoso Google Analytics Dashboard Plugin e e basta rimuoverlo dall’installazione per risolvere il problema.

Oltreuomo.com ci sceglie come fornitori hosting ad alte prestazioni. Un tuning da oltre 2000 utenti al secondo.

oltreuomoIl famoso blog satirico oltreuomo.com ha deciso di affidarci l’hosting e la parte sistemistica per gestire il picco di utenti che inizia a diventare molto importante e ingestibile con una struttura condivisa come Godaddy.
Abbiamo pertanto illustrato il nostro modus operandi e illustrato i benefici di un tuning ad-hoc e relative ottimizzazioni ai servizi erogati.

Abbiamo installato il sistema operativo, fatto un tuning delle variabili di sistema, settato i vari limiti a livello di sistema operativo.

Abbiamo poi installato e configurato MySQL, PHP-FPM, Zend Opcache, Memcached, Redis.io, NGINX.

Abbiamo separato la parte dei contenuti statici (upload) in un vhost secondario di terzo livello : img.oltreuomo.com.

Abbiamo messo avanti a ognuno dei due host una CDN per limitare le connessioni in ingresso e il consumo di banda.

  • Incapsula per servire img.oltreuomo.com
  • Cloudflare per servire www.oltreuomo.com

A livello WordPress, abbiamo installato il plugin w3 Total cache e configurato in modo di cachare oggetti e query direttamente a livello memcached.
Ulteriormente abbiamo sostituito la index con uno script per funzionare come cacher su Redis per abbassare notevolmente il tempo di load delle pagine da mezzo secondo circa a 0,006 secondi o anche meno con oltre 2000 visitatori connessi.

redis

Il risultato ottenuto è quello di avere un sito WordPress velocissimo, ottimizzato per gestire un alto numero di visitatori simultanei.

Lo screenshot di Google Analytics unito al report di htop vale più di mille parole:

oltreuomo_tuning_wordpress

Qualora vogliate ottimizzare spingere WordPress, Magento o altri siti ai massimi livelli, contattateci pure per una consulenza sistemistica dedicata.

 

Servire oltre 5000 visitatori al secondo ad un blog WordPress, tramite ottimizzazione server. Un esempio reale con Redis, NGINX, Varnish, Memcached, CDN.

Cosa succede quando un sito di Quiz diventa popolare ? Succede che bisogna gestire oltre 5000 visitatori al secondo per un totale di 50 mila connessioni al secondo. Come gestire soluzioni del genere ad alto traffico ? Alla base di tutto : WordPress con caching misto su memcached e Redis Server, PHP-FPM, Nginx con frontend Varnish dietro Cloudflare e Incapsula.

speed-up-wordpress-siteQuesto articolo ha lo scopo di illustrare le potenzialità di un tuning ad-hoc di un server Linux al fine di servire oltre 5000 visitatori al secondo ad un blog WordPress.

Tutto quello che leggerete di seguito è frutto di un caso reale a cui abbiamo lavorato per garantire l’erogazione del servizio di hosting in modo ottimale, nel frattempo che i programmatori riscrivessero l’applicazione in un modo più performante, ovvero senza l’utilizzo di WordPress che per l’utilizzo e la tipologia di sito è sicuramente una scelta criticabile e sostituibile con del puro HTML e Javascript.

Alla fine dell’articolo un video,  per chiunque preferisca vedere dal vivo alcuni passaggi importanti che sono solamente citati nell’articolo.

Introduzione alla vicenda

Il tutto nasce dalla richiesta di aiuto dello sviluppatore/sistemista di Quizdee.com noto sito di quiz online che mi riassume con un’immagine la situazione che avevano raggiunto : a 800 utenti al secondo il server si bloccava allocando tutta la potenza di calcolo delle 4 CPU istanziate su Amazon EC2.

server-load-carico-linuxSin da subito veder girare httpd , sinonimo di Apache fa capire che c’è molto da fare. Un successivo sguardo alla configurazione di MySQL, ci mostra eloquentemente che non è stato fatto nulla di specifico nell’ottimizzazione ma che tutto gira come fornito dall’installazione.

Guardando l’applicativo non si può far altro che criticare la scelta “veloce” (ma funzionale) di usare WordPress per lo sviluppo di un sito Web che avrebbe potuto essere sviluppato su DBMS di tipo NOSQL come MongoDB o Redis, o meglio ancora eliminando completamente il lato server side, escludendo dunque PHP e MySQL per un corretto funzionamento.

Ovviamente riscrivere tutto da 0, avrebbe comportato tempistiche non gestibili in qualche giorno, per cui nel frattempo il compito era “tamponare” con soluzioni di emergenza in grado di reggere almeno 10 volte tanto gli 800 utenti iniziali, limite in cui il server linux iniziava letteralmente a morire sotto i click dei visitatori.

Cambio Hoster e cambio Server Dedicato.

Date le grosse risorse in termini di CPU abbiamo deciso di passare da un 4 core di Amazon EC2 a un server dedicato da Hetzner in Germania.

La scelta è ricaduta su un server di fascia alta :

Intel® Xeon® E5-1650 v2
Hexacore Ivy Bridge-E
6 core fisici e 12 logici.
128 GB di RAM ECC
2 Hard Disk SATA SSD a stato solido.
Connettività 1 Gbit/s
al modico costo di 139€ al mese IVA Inclusa.

Installazione e configurazione sistema operativo Linux CentOS 6

Abbiamo scelto di installare la famosa distribuzione CentOS, già precedentemente installata anche su Amazon EC2, e di procedere alla configurazione base, eliminando tutti i servizi non necessari e installando tutti i software voluti per una successiva configurazione. Abbiamo installato dunque :

  • MySQL Server
    DBMS relazionale, necessario al funzionamento di WordPress
  • NGINX
    nginx [engine x] e’ un server HTTP e reverse proxy, nonche’ un server mail proxy, scritto da Igor Sysoev. Per molto tempo e’ stato usato principalmente per alcuni siti russi ad alto carico, ad esempio YandexMail.RuVKontakte e Rambler; in base ai dati di Netcraft, nell’ottobre 2013 nginx e’ il server HTTP o reverse proxy del 15.08% dei siti a maggiore carico.
  • PHP-FPM in versione 5.5
    è un frontend FastCGI per PHP che migliora le funzionalità di php-cgi.
  • Zend OpCache
    l’integrazione di Zend Optimizer+quale opcode cache; si tratta di un componente concepito per incrementare il livello di prestazioni nell’esecuzione delle applicazioni PHP senza alterarne i comportamenti.
  • Memcached
    è un sistema cache in RAM a oggetti distribuiti per migliorare la velocità .
    Memcached diminuisce il tempo di caricamento delle pagine dei siti web dinamici basati su database mettendo in cache i dati richiesti e riducendo il carico sui server database
  • Redis
    un key-value store open source residente in memoria con persistenza facoltativa.
  • Varnish
    un acceleratore HTTP potente e open source, che è in grado di servire contenuti in cache in modo veloce

Per ogni software abbiamo proceduto ad effettuare un tuning ed una configurazione affichè tutto si integrasse perfettamente.

Obiettivi da raggiungere prefissati nella configurazione

Tra gli obiettivi da raggiungere che ci siamo prefissati, quello di minimizzare lo spawning di processi php-fpm e query MySQL. Sono loro a divorare i 12 processori logici, saturando tutte le risorse e accodando sempre più richieste fino ad una situazione di stallo.

Per far questo (non potendo nell’immediato riscrivere il tutto in un semplice HTML statico), dobbiamo cachare nel modo più corretto e veloce possibile quanto più si riesca a cachare in modo di restituire l’output html dalla RAM, piuttosto che generarne nuovamente da PHP e MySQL.

Oltretutto bisogna anche limitare il traffico dati delle immagini, che seppur poche in termini di quantità e di pesantezza riescono a generare circa 250 gigabyte al giorno di traffico.

Per i problemi di traffico abbiamo deciso di adottare 2 CDN (Content delivery network) che tramite una configurazione di reverse proxy possano cachare le nostre immagini sui loro server e fornirle al nostro posto risparmiandoci prezioso traffico dati.

La prima CloudFlare, si occupa di cachare i contenuti del sito www.quizdee.com, la seconda Incapsula, si occupa di cachare le immagini del dominio di terzo livello creato appositamente img.quizdee.com

La struttura finale ideale è simile alla seguente:

img_imperva_cloud_waf_diagram

 Cenni sulla configurazione dei vari componenti

In breve abbiamo configurato tutti i vari software precedentemente elencati per fornire un caching rapido e veloce dei contenuti. MySQL è stato impostato per cachare qualora richiesto moltissime query fino ad oltre 32 gigabyte di RAM.Valore sicuramente ben più elevato delle centinaia di megabyte in effettivo uso.

WordPress è stato configurato con il plugin W3 Total Cache (W3TC) al fine di cachare contenuti statici direttamente su memcached. Inoltre è stato abbinato anche a Redis, al fine di cachare post direttamente in RAM e diminuire i tempi di risposta fino a 100 volte tanto.

PHP-FPM è stato settato e configurato per gestire un massimo di 1000 connessioni contemporanee, numero in cui al di sopra saremmo andati incontro a sensibili problemi di carico.

NGINX è stato configurato ad hoc ottimizzandone alcuni parametri sui timeout e sul numero di thread gestibili.

Varnish è stato configurato come reverse Proxy su NGINX che a sua volta gestisce due virtual host www.quizdee.com e img.quizdee.com

 

Installazione e configurazione delle due CDN. Cloudflare ed Incapsula

Creati account gratuiti sulle due CDN, abbiamo impostato i DNS del dominio come consigliato dal pannello di controllo delle due CDN.

Cloudflare fornisce i contenuti di www.quizdee.com e Incapsula quelle di img.quizdee.com. Dopo alcuni minuti le richieste diminuivano sensibilmente e anche il load.

Questo è stato un passaggio se non vitale, comunque significativo considerando che in 4 giorni ci ha risparmiato di solo traffico immagini ben 740 GB, con oltre 27 milioni di hits, con picchi di banda di oltre 150 Mbit/s.

banda-risparmiata-incapsula
Risultati Ottenuti

I Risultati ottenuti sono stati quelli di riuscire ad erogare un servizio ad oltre 5000 utenti al secondo, avendo toccato anche dei picchi di oltre 8000, con il vantaggio di  dare un’esperienza di usabilità reattiva e veloce, dunque maggiori risultati in termini di soddisfazione e relativi introiti.
Il costo è rimasto molto contenuto senza scalare su più macchine con load balancer che avrebbe significato una spesa fino a 10 volte tanto, tra noleggio dell’hardware e relativa configurazione più gestione managed dei server Linux.

Le statistiche di Google Analytics parlano chiaro : quasi 5000 utenti con appena 10 di carico sulla CPU.

5000
Conclusioni

La potenza è nulla senza controllo. Ancora una volta, la dimostrazione pratica che buone capacità sistemistiche possano dare risultati eccellenti con costi veramente ridotti. Se hai un sito Web con molto traffico e vuoi ottimizzare le risorse con una configurazione su misura in base alle tue esigenze, contattaci pure.

Nginx sorpassa Apache: è l’opzione preferita nella top1000 Alexa.

nginxSecondo quanto riportato da un recente sondaggio della compagnia  W3Techs, nella top 1000 dei più importanti siti (stilata da Alexa) della rete il web server Nginx avrebbe effettuato un inatteso sorpasso ai danni dello “storico” leader Apache.  I numeri sembrano lasciare pochi dubbi, Nginx si posiziona al primo posto con il 38.8%, segue Apache con il 33.7% e chiude il podio IIS (Internet Information Server) di Microsoft con un modesto 9.2%

Nella classifica generale Apache torna invece a primeggiare ottenendo un 60.5% a fronte del 20.7% raggiunto dal principale competitor. In ogni caso dal lontano 2002,  anno del rilascio ufficiale,  il web server open source ideato da Igor Sysoev ha ottenuto positivi risultati guadagnando terreno nei confronti dell’indiscusso leader del mercato. Tra i principali utilizzatori Nginx figurano giganti della rete come  Facebook, Dropbox e WordPress.

L’ascesa di Nginx e le nuove sfide per la sicurezza

Tra i motivi del successo, ottenuto naturalmente a spese del primo della classe Apache, vi è una miglior gestione di elevati volumi di traffico e un più semplice livello di scalabilità rispetto alla concorrenza. Un altro fattore che ha contribuito alla diffusione nel settore è probabilmente l’introduzione di Nginx come componente standard delle principali distribuzioni Linux (Red Hat e Ubuntu Server).

Un precedente sorpasso si ebbe nel 2012 ai danni dell’ex numero due, ovvero IIS di Microsoft. Nello stesso anno il crescente successo convinse la compagnia a rilasciare una versione commerciale del proprio web server open source, Nginx Plus. Ed è proprio in merito a questo punto che potrebbe sorgerequalche interrogativo in merito alla ricerca effettuata da W3Techs: non è chiaro infatti se nel rapporto siano stati inseriti gli utilizzatori della versione freeware o a pagamento, oppure entrambi.

La consacrazione al rango di web server di primaria importanza comporta tuttavia maggiori rischi di sicurezza e Nginx non fa eccezione: nel corso dello scorso mese, ad esempio, hanno fatto “capolino” versioni Nginx del malware Linux/Cdorked, programmato in origine per colpire esclusivamente Apache, che sono riuscite ad “infettare” una cinquantina dei principali siti inseriti nella top 100.000 Alexa.

Ecco le nuove regole per gli acquisti online che entreranno in vigore dal 13 Giugno

tecno-ecommerce-258x258Dal 13 Giugno entreranno in vigore le nuove regole per il commercio elettronico stabilite nella direttiva che porta come obiettivo quello di dare regole universali ed uguali per tutti i Paesi dell’Unione Europea, offrendo maggiori garanzie ai consumatori, più tempo per esercitare il diritto al ripensamento ed altro ancora.

«Ma la direttiva europea si pone il fine anche di creare le premesse di fiducia, trasparenza e sicurezza per permettere anche lo sviluppo del commercio elettronico transfrontaliero, e non solo quello dei singoli Paesi Ue – commenta Roberto Liscia, presidente di Netcomm, il consorzio nato nel 2005 con l’obiettivo di favorire la diffusione e la crescita dell’ecommerce in Italia . L’incremento del commercio transfrontaliero potrebbe infatti portare a una crescita del Pil europeo, diventando dunque un propellente dell’economia del Vecchio Continente». E le premesse ci sono tutte, soprattutto considerando che negli ultimi due anni in Italia i consumatori che hanno fatto acquisti via Internet sono quasi raddoppiati, passando da 9 a 16 milioni. «Tuttavia, il Belpaese resta ancora il fanalino di coda in termini di numero di imprese che vendono oltre frontiera – continua Liscia -. Parliamo del 4% circa. Inoltre, come Paese siamo ancora indietro in termini di fatturato complessivo dell’ecommerce. Un giro d’affari che nell’ultimo anno si è attestato a 14 miliardi di euro. Questi dati fanno capire quanto sia importante questa nuova direttiva europea, soprattutto considerando che oggi abbiamo un saldo negativo della bilancia commerciale digitale per circa un miliardo di euro. Dunque – aggiunge – fiducia, trasparenza e omogeneità sono premesse importanti per lo sviluppo del commercio elettronico».

Dal 13 Giugno nuove regole per gli acquisti online

Beautiful young woman shopping over internet

 

 

Diritto al ripensamento

Le nuove regole conferiscono ai consumatori 14 giorni di tempo, dal momento in cui si riceve il prodotto, per restituire la merce nel caso in cui non dovessero riternersi soddisfatti, contro i 10 giorni attuali. Inoltre, dopo aver comunicato la volontà di voler restituire la merce, il consumatore ha altri 14 giorni a disposizione per spedire i prodotti acquistati al negoziante. Infine, nel momento in cui il consumatore dichiara di aver spedito la merce, il negoziante è obbligato a restituire la somma nei 14 giorni successivi al ricevimento dell’informativa (rispetto ai 30 giorni attuali)

Maggiore trasparenza 

Per tutelare il consumatore, il negoziante dovrà dichiarare i costi che dovranno essere sostenuti per la restituzione della merce. Qualora queste spese non fossero state palesate in anticipo, allora i costi di restituzione saranno a totale carico del negoziante, che si trova, di fatto, in errore.

Contratti a distanza

Cambiano anche i contratti formulati a distanza, come quelli tramite call center da parte di operatori telefonici e simili. Dal 13 Giugno i contratti non potranno più essere ufficializzati al telefono, quindi una vendita piuttosto che l’abilitazione di un servizio non potrà più avvenire “a voce”. Il venditore dovrà inviare un contratto cartaceo all’indirizzo di residenza del compratore che dovrà firmarlo e rispedirlo. Questo accresce la tutela del consumatore e la trasparenza. Il commerciante che non rispetterà le nuove regole andrà incontro a una sanzione minima di 5 mila euro fino ad un massimo di 5 milioni.

 

 

 

TROVATE BACKDOOR IN DIVERSI ROUTER DI CISCO, LINKSYS, NETGEAR E BELKIN

RouterUn ricercatore francese ha trovato una backdoor attiva in molti router Wireless commercializzati anche in Italia.

Sta facendo molto discutere quando dichiarato dall’ex tecnico della CIA Edward Snowden al giornalista Glenn Greenwald, indicando che in molti router e server prodotti da Dell, Cisco, Samsung, Western Digital, Seagate, Maxtor ecc sono presenti delle backdoor richieste ai produttori dalla NSA (National Security Agency). Se per molti erano solo ipotesi, arriva la conferma da Eloi Vanderbeken, uno sviluppatore / ricercatore francese, che ha rilevato una Backdoor in diversi modelli di router Wireless.

A causa di una dimenticanza della password di amministrazione del proprio router, il ricercatore francese ha deciso di studiare per bene il proprio router fino ad arrivare ad una strana backdoor che consentiva da remoto di inviare senza alcuna autenticazione.
Segnalata la scoperta, alcuni sviluppatori hanno iniziato a controllare i propri router verificando che la backdoor è presente anche in molti router prodotti da Cisco, Watchguard, Belkin, Linkys e Netgear ecc rilasciando anche una lista aggiornata che possiamo consultare da questa pagina.

A quanto pare attualmente ci sono più di 2.500 modelli di router che in omaggio ci regalano una bellissima backdoor, e parliamo solo di router, è possibile che ci siano anche “porte nascoste” anche in server, smartphone, tablet ecc. Tengo a precisare che la scoperta delle backdoor nei router risale da diversi mesi, personalmente ne sono venuto a conoscenza solo poche ore fa grazie alla segnalazione di un nostro lettore.
C’è da preoccuparsi??

L’importanza del sistemista linux. Quando un sistemista può fare la differenza sulla velocità e la raggiungibilità di un sito web.

problem-solving-linuxQuello che andrò a narrare nelle prossime righe è una vicenda attuale riguardante un noto marchio marchigiano.
Dovendo mettere in luce alcuni aspetti negativi riguardanti alcune aziende, e avendo lavorato conto terzi, per tutelare la privacy non andrò a fare nomi, ma mi limiterò a descrivere l’accaduto.

Il noto marchio marchigian, ha un blog WordPress, in hosting dal vecchio fornitore (agenzia web specializzata in ecommerce), che fornisce il servizio di hosting Linux.

Il blog WordPress in Hosting è stato sviluppato non da questa agenzia, ma da un’altra agenzia Web, specializzata in ecommerce Magento, di cui sono sistemista sui loro server Cloud.

Il noto marchio marchigian avendo pagato fino a nuovo anno l’hosting presso il vecchio fornitore, decide di utilizzare fino alla scadenza i loro servizi e dunque la nuova agenzia si trova a dover hostare il blog da loro creato sullo spazio hosting del vecchio fornitore.

Già dalla scorsa settimana si lamentava una lentezza eccessiva e tempi di risposta altrettanto elevati, e pur convivendo con questo disagio apparantemente immotivato mai si sarebbero aspettati di vedere il blog letteralmente irraggiungibile, fino ad essere “tirato giù” dall’amministratore del server in quanto secondo lui comprometteva la stabilità dell’intero server.

Dopo vari test condotti in maniera “oscura” e non trasparente da parte dello staff del vecchio forniore, veniva fornita una spiegazione piuttosto “fantasiosa” lamentando un attacco DDOS proveniente da siti come msnbot e IP stranieri.

L’amministratore di sistema allega degli screenshot con il comando top (per mostrarci il carico della CPU) e netstat -na per mostrarci le connessioni di rete instaurate dal loro server, liquidando il tutto con poche e precise parole a riguardo, ipotizzando un attacco DDOS all’avviare del vhost nella configurazione di Apache.

A prima vista sembra assurdo vedere un load così elevato per un semplice e banale blog WordPress (che a detta di chi lo gestisce non riceve più di 80 mila visite mensili).

Sopratutto considerando che con una configurazione simile normalmente seguiamo un cliente (www.tuttoandroid.net) che genera qualche milione di visite al mese, con oltre 2000 utenti in media collegati contemporaneamente.

Qualcosa non va e questo è certo.

Non va ad esempio che giri Apache in un sistema che lamenta lentezza, piuttosto che NGINX.

Non va il fatto che il vhost giri senza separazione privilegi in mod_php piuttosto che in FastCGI o in PHP-FPM.

Non va che un sistemista che ignori alcuni concetti sopra esposti, e getti la spugna semplicemente tirando giù il sito web,  possa lamentare improbabili attacchi DDOS tramite msnbot, laddove magari non si è preoccupato minimamente di fare un tuning efficace al DBMS MySQL, al Webserver, e ad altre componenti di sistema.

A rincarare la dose, arriva la comunicazione del titolare del vecchio fornitore che dopo aver dato disponibilità a impostare i record DNS verso il nuovo server, invita cordialmente a aggiornare la versione di WordPress, nonchè manlevarsi da ipotetiche proprie responsabilità di problematiche sistemistiche, farm, o sistema operativo.

Decidiamo pertanto di testare sui nostri sistemi il tutto, configurandolo in virtual hosting su server Linux, separando i privilegi e girando in PHP-FPM avendo cura di aver abilitato Zend OpCache e un tuning a livello webserver NGINX e MySQL Server decisamente ad-hoc al fine di sfruttare al meglio le risorse di sistema disponibili, massimizzando le prestazioni e riducendo i costi in nuovo (ed inutile) hardware.

Va precisato oltretutto che le risorse di sistema in termini di potenza di calcolo e RAM, sono pressochè identiche a quelle scelte dal vecchio fornitore, sebbene il nuovo fornitore avesse scelto un’istanza su Aruba Cloud, piuttosto che una VPS su OVH come preferito  vecchio fornitore.

Il sistema ha reagito in maniera molto positiva, eliminando di fatto tutti i colli di bottiglia e servendo i contenuti in tempi variabili tra 1 e 3 secondi, senza alcun rallentamento e ripristinando la business continuity di un’azienda molto importante a livello mondiale che si trovava ormai da quasi due giorni tagliata fuori dalla rete Internet.

Conclusioni

Avremo sicuramente spazio e modo di dare giudizi alla condotta del vecchio fornitore, non tanto su quello che è stato fatto in fase di messa in opera del sito web, ma quanto non sia stato fatto una volta lamentati problemi seri alla stabilità del server, rimpallando responsabilità ai creatori del sito in una sorta di scaricabarile dimostrando senza ombra di dubbio l’impossibilità di fare di meglio al fine di risolvere la problematica in modo elegante.

La dimostrazione pratica di quanti “esperti” che alla prima problematica  al di fuori degli “standard” non hanno conoscenze a sufficienza per rimboccarsi le maniche e fare un’analisi del problema per poi risolverlo.

La prova tangibile di quante aziende di prestigio con fatturati di milioni di euro l’anno e centinaia di dipendenti non sappia scegliere un partner affidabile sotto il punto di vista sistemistico.

La dimostrazione reale che ancora una volta di fronte a problemi di natura sistemistica, siamo in grado di approcciare all’arte del problem solving garantendo professionalità e competenza in ambito di sistemistica avanzata su Linux.

La consapevolezza che un sistema Linux configurato ad hoc possa fare una differenza notevole in termini di prestazioni, potendo così risparmiare notevoli cifre che sarebbero altrimenti state investite inutilmente in hardware, non avendo avuto la brillante idea di rivolgersi a dei seri professionisti e specialisti nella configurazione di server linux.

 

Incapsula, la nota CDN e Firewall ci svela i suoi progetti per il futuro.

incapsula-cdn-waf-expansion-plans-mapCome leggiamo dalla loro newsletter appena giunta per email, Incapsula la una nota CDN con funzioni di WAF (Web Application Firewall) e DDOS mitigation, già recensita QUI, ha dei seri piani per il futuro prossimo.

Dopo la recente acquisizione da parte di Imperva, (azienda leader nel settore Data protection e IT Security) infatti ha annunciato con notevole entusiasmo che aumenteranno datacenter e banda a disposizione fino a raggiungere cifre davvero considerevoli.

Ecco cosa scrivono su : http://www.incapsula.com/blog/cdn-expansion-plans-map.html

Incapsula e i 30 datacenter per la fine dell’anno.

E ‘ bello essere in grado di unire una organizzazione che si muove veloce come Incapsula. Oggi voglio discutere di questo slancio, condividendo i nostri piani di espansione della rete per il 2014.

Con il primo trimestre dietro di noi, e con tre nuovi datacenter già attivi, siamo entusiasti di annunciare il nostro impegno a raddoppiare le dimensioni della rete di Incapsula – espansione da 16 a 30 punti di presenza (POP) entro la fine dell’anno.

Con questi nuovi data center ci aspettiamo la capacità di rete complessiva di Incapsula di oltre 1,5 Tbp/s. Inoltre, ciascun POP di Incapsula sarà configurato per memorizzare nella cache ben 30 volte più della sua capacità attuale con l’aggiunta di una nuovi switch con una maggiore densità di porte.

Località dei nuovi Datacenter

Le posizioni dei nostri data center in arrivo sono stati accuratamente scelti per la connettività di rete ottimizzata e per la loro capacità di riflettere le reali esigenze dei nostri clienti, dunque aumentare la presenza della rete in regioni ad alta richiesta, oltre a fornire una copertura in nuove posizioni geografiche.

Ecco l’elenco di tutti i POP candidati nel loro ordine alfabetico:

Atlanta, USA
Auckland, Nuova Zelanda
Lima, Perù
Hong Kong, Cina
Madrid, Spagna
Milano, Italia
Città del Messico, Messico
Mumbai, India
Sao Paulo, Brasile
Seoul, Corea del Sud
Toronto, Canada
Vienna, Austria
Varsavia, Polonia

Anche mentre parliamo, alcuni di questi luoghi sono già in fase di implementazione iniziale, e pochi sono a pochi passi di distanza dall’attivazione ufficiale.  E’ anche possibile che una posizione di alcuni dei luoghi si sposterà, a seconda della disponibilità di risorse di rete locale.

Questo è come la nostra rete sarà simile entro la fine dell’anno:

global-cdn-expansion-map

2013 ottima annata ma solo un “riscaldamento”

Nel 2013 il numero di siti protetti da Incapsula è cresciuto di oltre il 600 per cento. Oggi, Incapsula è la piattaforma di Application Delivery scelta per decine di migliaia di organizzazioni, tra cui alcuni dei più grandi marchi del mondo di elettronica di consumo, rivenditori online, istituzioni finanziarie e società SaaS di spicco.

L’anno scorso, per accogliere la nostra crescita, siamo cresciuti la nostra capacità di rete a oltre 600Gbps, espandendolo di oltre il 500 per cento. Abbiamo anche introdotto una serie di importanti aggiornamenti di servizi, tra cui statistiche in tempo reale, nuovi controlli Cache , un sistema integrato di autenticazione a due fattori e una sfilza di altre caratteristiche.

Quest’anno continuiamo ad espandere la nostra lista di servizi, così come le nostre capacità di networking. Nel primo trimestre del 2014 abbiamo già aumentata capacità di sicurezza del Incapsula con le nostre nuove regole di firewalling per il nostro motore di filtering. Più di recente, abbiamo ampliato la nostra offerta con il nostro Layer 7 Load Balancer – primi a fornirlo  nel suo genere come soluzione di high avalaibility per i nostri clienti Enterprise.

WAF, Web Application Firewall e Proxy per mitigare attacchi DDoS

La nostra espansione della rete rapida non è solo alimentata dalla propria crescita di Incapsula, ma anche dalla crescita di attacchi DDoS volumetrici. Dall’inizio del 2013, abbiamo assistito ad un aumento senza precedenti del numero di grandi minacce DDoS al punto in cui uno ogni tre attacchi all’ora raggiunge oltre 20 Gbps e DDOS da oltre 100 Gbps non sono più rari.

Con diversi grandi DDoS  che si verificano su una base quotidiana, e con sempre più siti web in cerca di Incapsula per la protezione, sapevamo che era il momento di investire; non solo per la necessità di oggi, ma anche per gli obiettivi di domani.

DREAMSNET.IT e Incapsula. Servizi di consulenza e protezione DDOS

Come azienda abbiamo valutato, analizzato e già trattato le varie CDN che il mercato offre, rilevando in Incapsula attualmente la migliore soluzione per il Firewalling a livello di applicazioni Web, nonchè come protezione DDOS per utenti commerciali vittime di attacchi DDOS di notevole portata.

Effettiamo consulenza di DDOS Mitigation, nonchè configurazione e installazione di Incapsula come elemento vitale per la disponibilità dei servizi.

SKY ITALIA PORTA RED HAT ENTERPRISE LINUX SULLA PROPRIA INFRASTRUTTURA

SKY Italia ha deciso di puntare su Linux  annunciando di voler migrare il sistema CRM a Red Hat Enterprise Linux

sky-redhatLa famosa pay tv SKY ha deciso di puntare su Linux e precisamente Red Hat Enterprise sistema operativo che andrà a sostituire il sistema CRM aziendale attualmente gestito da una piattaforma legacy proprietaria.
Secondo SKY Italia la migrazione verso Red Hat Enterprise Linux porterà notevoli vantaggi come il doppio della gestione dei workload oltre ad un incremento delle performance del 30% a livello di servizi di business ed inoltre una diminuzione stimata del TCO complessivo dal 50 al 70%.

L’arrivo di Red Hat Enterprise Linux in Sky Italia porterà moltissime migliorie che andranno quindi a standardizzare gran parte della propria infrastruttura IT grazie alle soluzioni fornite da Red Hat, da notare inoltre che oltre ad un’aumento delle prestazioni, la nuova infrastruttura Linux garantirà una maggiore stabilità e sicurezza.

Il portale Sky Italia si baserà anceh su Red Hat JBoss Middleware servizio che andrà a gestire gran parte dell’offerta pay-per-view compreso anche SKY GO per l’accesso da device mobili.
SKY migliorerà anche il portale web con nuovi servizi in grado di far interagire gli utenti con l’azienda dal servizio clienti alla gestione del proprio abbonamento via web.

Pier Paolo Tamma, Director Information Technology di Sky Italia durante l’annuncio della migrazione a Linux ha indicato che “La scelta di puntare sull’open source è strategica, e deriva dal desiderio di ottimizzare le nostre infrastrutture con un occhio di riguardo al business. I vantaggi tecnologici vengono ulteriormente rafforzati dall’approccio Enterprise che Red Hat sono in grado di garantirci un livello di consulenza di prevendita, supporto e formazione – aspetti per noi assolutamente imprescindibili.

Soddisfatti della migrazione in Linux da parte di SKY Italia è anche Gianni Anguilletti, Country Manager di Red Hat ItaliaLa scelta di Sky Italia di insistere sulla piattaforma Red Hat rivela ancora una volta quanto le tecnologie open source siano in grado di rispondere anche ai più stringenti requisiti di business, in particolare quando vengono abbinate a servizi di livello Enterprise, come nella nostra offerta, Siamo particolarmente soddisfatti quando la fiducia dei clienti ci viene rinnovata nel tempo, come in questo caso, proprio perché siamo convinti che le nostre tecnologie siano in grado di supportare con efficacia anche i modelli di business più avanzati ed innovativi.

Complimenti  a SKY per aver puntato su Linux.