Skype ed Eutelia : Numeri Skype In Addio ?

Gli abbonati Skype che hanno un numero Skype (Skypein) italiano hanno ricevuto una mail che indica come Skype si appoggi ad Eutelia, ed Eutelia (in amministrazione controllata) non possa più garantire dopo il 28 Agosto prossimo le condizioni praticate fino ad ora ai clienti di Skype.

Andando sul sito di Skype si nota agevolmente come sia già sospesa la possibilità di attivare nuovi numeri Skype italiani.

Ecco per la cronaca il testo della mail che abbiamo noi stessi ricevuto :

Gentile dreamsnet.it
Ci rincresce informarti che dal 28 agosto, il nostro fornitore di Numeri online Eutelia Spa (in amministrazione straordinaria), non sarà più in grado di fornire i numeri con le stesse condizioni e modalità offerte fino ad ora.
Per poter continuare a fornire il servizio dopo il 28 agosto, stiamo lavorando attivamente con Eutelia S.p.A., il Ministero e altri fornitori di Numeri online in Italia. Se questa trattativa non dovesse avere successo, il tuo Numero online smetterà di funzionare il 28 agosto. Resta inteso che, se tale circostanza dovesse verificarsi, la parte di abbonamento al Numero online non utilizzata sarà risarcita e manderemo ulteriori informazioni sulla portabilità in Italia per un eventuale trasferimento del Numero online ad un altro fornitore.
Ci scusiamo in anticipo per il disagio causato da questa situazione che, purtroppo, non dipende dalla nostra volontà.
Sarà nostra cura fornire ulteriori informazioni sugli sviluppi di questa situazione,
Cordiali saluti.
Skype

L’unica cosa che ci rincuora è che i biglietti da visita, la carta stampata e le brochure andranno stampate in tipografia dopo l’estate. La possibilità almeno di effettuare le correzioni al numero telefonico (nel caso skypein muoia) ed evitare un danno economico non indifferente. Massima solidarietà a coloro che dovranno ristampare tutto.

AGGIORNAMENTO A MARTEDI 2 AGOSTO (ore 4:43)

A quanto pare sono diversi gli utenti incappati in questo increscioso inconveniente come si puù leggere nel forum ufficiale di Skype a QUESTO INDIRIZZO , e gli animi sono piuttosto (giustamente) agitati.

Utenti che hanno comprato software compatibili  certificati con Skype per valore di oltre 500 euro, che saranno del tutto inutili se il numero cesserà di esistere.

Utenti che hanno tutto il marketing della loro società (bigliettini da visita, volantini, gadget, pubblicità varie..) legato al numero online.

Oltretutto dare la notizia della cancellazione dei numeri di telefono nel mese di Agosto dove sono tutti in ferie è sicuramente il modo meno adeguato per permettere i clienti skype di contattare i loro clienti e fornitori e arginare in qualche modo questo scempio senza precedenti.

Qualcuno parla già di Class Action e credo che sia il minimo dati gli enormi danni che stanno causando con la loro superficialità e incompetenza.

Chi vivrà … vedrà !

AGGIORNAMENTO A GIOVEDI 4 AGOSTO : EUTELIA DA PRECISAZIONI SU SKYPE.

In un comunicato stampa inviato a Punto Informatico, Eutelia offre le proprie precisazioni rispetto alla possibile sospensione dei numeri Skype.

Eutelia S.p.A. in a.s. (ai sensi D.lgs 270/99) smentisce fermamente le notizie apparse in questi giorni a mezzo web originate dalla comunicazione inviata da Skype ai propri clienti sulla possibile sospensione, a partire dal 28 agosto 2011, dei servizi erogati a quest’ultimi attraverso l’utilizzo di numerazioni geografiche di Eutelia.

Le stesse sono erronee, destituite di ogni fondamento e potenzialmente lesive dell’immagine di Eutelia, infatti:

a) la sospensione dei servizi erogati da Skype non è in alcun modo riconducibile ad Eutelia che ha sempre continuato a garantire a tutti i propri partner commerciali nonché ai propri clienti finali la assoluta qualità e continuità dei propri servizi, anche oltre gli impegni contrattuali;

b) la sospensione dei servizi erogati da Skype ai propri utenti finali è esclusivamente riconducibile ad un recente provvedimento del Ministero dello Sviluppo Economico (prot. 59624 del 14 luglio 2011) che ha imposto ad Eutelia la disattivazione delle numerazioni geografiche di cui essa è titolare ed attraverso le quali Skype ha fino ad oggi potuto erogare i servizi agli utenti, non essendosi Skype conformata alla normativa italiana ed alle indicazioni al riguardo da tempo prescritte dal competente Ministero;

c) il provvedimento del Ministero dello Sviluppo Economico giunge all’esito di una serie di segnalazioni precedentemente inviate a Skype, sia dal Ministero che da Eutelia, con le quali infine il Ministero aveva intimato a Skype di conformarsi alla normativa italiana di settore avendo riscontrato delle anomalie relative al servizio in questione; nello spirito di collaborazione di Eutelia e nella volontà di coadiuvare il cliente Skype, Eutelia aveva immediatamente manifestato la propria disponibilità, tuttora attuale, a far sottoscrivere alla stessa un nuovo contratto che recepisse le indicazioni del Ministero: la proposta è ad oggi rimasta tuttavia disattesa da Skype.

d) ove permanesse questa situazione di stallo, come detto in alcun modo imputabile a Eutelia, ed in caso di sospensione dei servizi Skype, Eutelia farà quanto possibile per ridurre al minimo gli eventuali disservizi per l’utenza.

I Commissari Straordinari
Gianluca Vidal -Francesca Pace – Daniela Saitta

Crystal Reports 2011 : The Product Keycode is not valid INS00140. Soluzione al problema.

Ho deciso di scrivere questo post e proporre la soluzione nel download, perchè molta gente (come me) è diventata matta nell’installare SAP Crystal Reports 2011.
Al momento dell’installazione infatti pur disponendo di un codice di attivazione originale, l’installazione si blocca con questo snervante errore : “The Product Keycode is not valid INS00140.
Il motivo per cui generi quest’errore mi è sconosciuto, ma ho trovato un modo semplice ed efficace per bypassare la validazione del codice e proseguire l’installazione senza ulteriori errori.

Nota : Si ricorda che questo metodo viene divulgato per quegli utenti in possesso di una licenza d’uso originale e una regolare chiave d’attivazione.

Alla base dell’errore c’è il malfunzionamento dell’eseguibile isKeyCodeValid.exe che per oscuri motivi ritorna 0 all’installer, invece di 1, e dunque risulta impossibile proseguire.
L’hack è dunque piuttosto semplice, basta infatti sostituire il file isKeyCodeValid.exe con uno creato adhoc che ritorna 1 (lo trovate nel download alla fine di questo articolo) per bypassare la validazione del codice di attivazione e proseguire indisturbati nell’installazione.

L’eseguibile è stato prodotto tramite Visual C++ in appena 3 righe di codice :

#include “stdafx.h”

int _tmain(int argc, _TCHAR* argv[])
{
    return 1;
}

Il file da sostituire lo trovare nella cartella di installazione, ovvero : DATA_UNITS\CrystalReports\dunit\product.crystalreports-4.0-core 32\actions\isKeyCodeValid.exe

Per chi non ha dimestichezza con linguaggi di programmazione e compilatori, l’eseguibile precompilato può essere scaricato alla fine di questo articolo cliccando sul bottone download.
Sostituite il file originale con quello che avete scaricato da qui e proseguite sereni con l’installazione.

English note for all non italian readers :

if u cannot install Crystal Report 2011 cause setup return “The Product Keycode is not valid INS00140.” error, download file at the end of this post, extract and replace  DATA_UNITS\CrystalReports\dunit\product.crystalreports-4.0-core 32\actions\isKeyCodeValid.exe with isKeyCodeValid.exe found in the downloaded archive.

Cause unknow reason the original isKeyCodeValid.exe sometimes don’t validate original key code activation and return 0 to setup installer. The replacement file return 1 and allow the installation.

Aruba Hosting : Low Costing e MySQL senza InnoDB. Non è tutt’oro quel che luccica.

Normalmente non ci piace parlare dei nostri concorrenti (in questo caso oltretutto ci sentiamo come Davide contro Golia in termini di numeri) ma crediamo sia più che lecito parlarne quando oltre ad essere competiror sono anche fornitori dei nostri clienti e indirettamente dunque ci troviamo nelle vesti di clienti o meglio utilizzatori “costretti” ad utilizzare i loro servizi.

E’ bene infatti chiarire che sebbene forniamo noi stessi servizi di hosting Linux (LAMP) e server dedicati, ci occupiamo di gestire tramite servizi managed server VPS o dedicati presso altre server farm, (tra cui Aruba) e di aiutare clienti nella configurazione e installazione di software Web (solitamente che si basa su PHP e MySQL) sui loro pacchetti Hosting Linux.

Se avessimo voluto parlarne male, l’opportunità andava colta qualche settimana fa quando ci fu quel guasto elettrico divampato poi in incendio che mise down l’intero datacenter e i milioni di domini che essa ospita.

Non l’abbiamo fatto. L’imprevisto è dietro l’angolo, chi conosce Murphy lo sa fin troppo bene.  Sciagure di questo tipo sono successe a BIG mondiali come ThePlanet e piccolini come il nostrano Tophost.
La gestione dell’incidente e il ripristino dei servizi è stato a nostro avviso eccelso.

Nulla da eccepire nemmeno nell’assistenza (in particolar modo quella dei server dedicati) che comunque è repentina e gestita da personale tecnico (non le centraliniste) preparato.

Vanno invece fatte delle considerazioni sui loro spazi WebHosting, sulle feature che offrono e sul rapporto qualità/prezzo per un servizio professionale e completo dalla A alla Z.

Innanzitutto è bene precisare che Aruba punta molto del suo successo sull’offerta di spazio disco illimitato. In realtà lo spazio illimitato è un’utopia o meglio un sofismo utile ad aumentare la potenza commerciale di Aruba suscitando false sicurezza nell’utente.

Lo spazio illimitato non esiste ed ovviamente non può esistere come concetto informatico.

Al prezzo base infatti una 20ina di euro + IVA comprerete il fantomatico spazio illimitato, ma se volete dei servizi aggiuntivi ?

  • Le statistiche professionali ad esempio costano 12.91 + IVA l’anno. Se si fa web seriamente non si può far a meno di un servizio di statistiche utili al fine del webmarketing ma non solo.
  • L’antivirus e l’antispam è fondamentale, evita noie e pericoli informatici ed ha un costo tutto sommato accettabile e proporzionato, “solo” 2 euro l’anno + IVA.
  • Il servizio IMAP consente di poter configurare le proprie caselle di posta sfruttando il protocollo IMAP4 in alternativa a quello POP3. A differenza del protocollo POP3, con quello IMAP4 sono possibili più connessioni contemporanee allo stesso account di posta, con l’opportunità di controllare i cambiamenti apportati da ogni utente che si collega. Anche questa opzione è a pagamento a 2 euro l’anno più iva.
  • Il servizio Backup anch’esso obbligatorio per un utilizzo professionale e non vogliate correre il rischio di perdere tutto per colpa di accessi abusivi o guasti hardware. Attivabile ad un costo di 2 euro + iva l’anno.
  • Abilitare domini di terzo livello, del tipo terzolivello.dominioprincipale.it ha un costo annuale di 5 euro più IVA.

 

Fin qui tutto “bene” insomma, il concetto esposto e chiaramente percepito è che i servizi aggiuntivi sono al di fuori dell’offerta iniziale e vanno ordinati e pagati a parte. Politica aziendale del tutto legittima ed a nostro avviso anche onesta se confrontate con ipotetiche offerte di diretti concorrenti.

L’assurdità però avviene con il seguente servizio : il Database ! Ovvero MySQL 5.

Come riportato dal loro sito http://hosting.aruba.it/servizi_aggiuntivi.aspAruba.it ha attivato fra le proprie offerte anche il supporto a MySql: tecnicamente si tratta di un DBMS (Database Management System) ovvero, un sistema di gestione per Database, in pratica è un Database veloce e di grandi prestazioni, che consente la creazione di siti web dinamici con backend MySql. Con il servizio MySQL è possibile disporre di un massimo di 5 database e di uno spazio su disco complessivo di 100Mb. Il servizio è utilizzabile solo da domini ospitati dai nostri servizi hosting o Serverdedicati. Lo spazio su disco e’ incrementabile con pacchetti aggiuntivi da 100Mb l’uno. Il linguaggio di interazione predefinito è il PHP, ma è possibile, grazie alla presenza dei driver MyODBC, interagirvi anche tramite pagine ASP.

Ciò che omettono di dire a riguardo è che sebbeno forniscano il servizio a 7 euro + IVA l’anno (a cui aggiungono il servizio opzionale di backup MySQL ad ulteriori 3 euro + IVA l’anno) non forniscono lo storage engine InnoDB o qualsiasi altro engine transazionale (vedi ad esempio XtraDB) che fanno di MySQL un vero DBMS relazionale e non un semplice giocattolino per appoggiare i dati.

Come riportato dalla loro Knowledge Base all’indirizzo http://ticket.aruba.it/KB/a244/utilizzo-di-tabelle-innodb.aspxIl servizio MySql offerto non prevede il supporto per tabelle di tipo InnoDB.“.

E’ incredibile (nel senso più etimologico della parola stessa) che non forniscano (e sopratutto non lo dichiarino in fase d’ordine) un motore transazionale così potente e affidabile come InnoDB che è alla base di molti software web open source come ad esempio tra i più famosi : Magento, Druapl 7, Docebo, ecc…

Ogni software serio che si rispetti che sia sviluppato da ingegneri e non da peracottari che soddisfi le condizioni A.C.I.D, acronimo inglese Atomicity, Consistency, Isolation, e Durability (Atomicità, Coerenza, Isolamento e Durabilità), deve necessariamente usare un engine di tipo transazionale come ad esempio InnoDB per evitare tutte una serie di problematiche di difficile e ardua risoluzione da un punto di vista
applicativo che sarebbero risolvibili automaticamente tramite l’utilizzo delle chiavi esterne (foreign Key), e funzionalità avanzate come Transazioni, Stored Procedure, Stored Function, Trigger che sono disponibili esclusivamente su MySQL esclusivamente tramite  InnoDB o XtraDB ma sono assolutamente assenti nel vecchio giocattolino MyISAM, l’unico per ora disponibile sui piani hosting offerti da Aruba.

Se è vero che ogni azienda ha la libertà di vendere e commercializzare ciò che vuole, è anche vero che il cliente ha il DIRITTO di sapere in fase d’ordine che il loro “Database veloce e di grandi prestazioni” viene azzoppato e privato di importantissime funzionalità magari vitali per l’utilizzo futuro del cliente.

Un po’ come se un concessionario vi vendesse una bellissima e luccicante Ferrari e omettesse (volutamente ?) di dirvi che nel suo bel motore da 350 Km/h è stato applicato un limitatore che non vi fa andare oltre i 100 Km/h ?

Voi come ci rimarreste ?


 

Personalizzare checkbox html. Customizing checkbox form html. Ie6 compatibile.

Se avete mai avuto il bisogno di poter effettuare lo skinning di elementi checkbox in pagine html, ovvero sostituire il bruttissimo e classico quadratino per la spunta, con la vostra grafica, per dare un tocco di eleganza e personalizzare la vostra pagina web, potrete vedere nel seguente videotutorial i passi da fare per riuscire in pochissimi minuti nell’impresa altrimenti non proprio banale.

In questo tutorial vedremo dunque come :

  1. nascondere il checkbox originale.
  2. Sostituire il checkbox originale con uno creato ad hoc da noi stessi.
  3. Come far in modo che il checkbox sia cliccabile in tutti i browser (da internet explorer 6 in poi) anche quelli che non supportano CSS3

 

Il progetto si avvale esclusivamente di “trucchi” CSS per soddisfare i primi 2 punti, e dell’aiuto di selectivizr ( una utility JavaScript che emula le pseudo-classi CSS3 e i selettori di attributo in Internet Explorer 6 a Internet explorer 8 ) per rendere la nostra checkbox cliccabile.

Inoltre la tecnica utilizzata non genera “interferenze” o incompatibilità rendendo comunque il codice validabile e non effettua il replacement a runtime come alcuni plugin per lo styling delle form html (jqTransform ad  esempio) che successivamente danno l’impossibilità di accedere a runtime agli elementi html precedentemente dichiarati.

Attualmente questo è il modo più semplice e pulito per effettuare la personalizzazione di checkbox html.

Il file zip con l’esempio è scaricabile cliccando qui.

L’importanza del mockup in wireframing per il Web. Uno sguardo al software Balsamiq Mockups.

Il wireframe è sostanzialmente la prima bozza del sito e serve a definire l’organizzazione dei contenuti e le funzionalità delle singole pagine web. Questo scheletro è composto da blocchi, tratti e didascalie, con lo scopo di descrivere e tenere traccia della disposizione dei vari elementi all’interno del layout, senza disegni, immagini o colori.

Esso è utile sia al webdesigner che al cliente perchè permette di definire a grandissime linee il layout e il risultato finale del sito web.
Potrà oltretutto essere alla base di ulteriore brainstorming nel caso si lavori in team e di essere riadattato e modificato velocemente in caso di necessità con un notevole risparmio di tempo e denaro.

Normalmente per accingersi a questo tipo di lavoro ognuno ha le sue regole e le proprie preferenze : chi preferisce fare sketching matita su carta classica, chi sketching matita su griglie apposite (o meglio template per lo sketch), chi si affida a software classici di grafica (photoshop, fireworks, paint shop pro …), chi invece a software specifici per wireframing.

Volevamo dunque parlare di Balsamiq, trovato a dir poco ottimo (testing e acquisto già dopo 3 giorni d’utilizzo).
Balsamiq è un prodotto tutto italiano di spopolato successo a livello mondiale: un software per sviluppatori, designer, progettisti e creativi, sviluppato per creare wireframe, ovvero design di interfacce utente.

Usandolo potrete facilmente creare schizzi di schermate per applicazioni di tutti i tipi: siti web, applicazioni web, deskop e mobile.

Il software ha il vantaggio di essere multipiattaforma (sia creativi Apple che Windows saranno entusiasti), è molto leggero ed easy ed un costo alla portata di qualunque tasca.
Ha tutto ciò di cui si ha bisogno per creare layout con interfacce anche complesse. Sono presenti numerosissimi controlli (permette di scaricarne numerosissimi altri gratuitamente dal sito e di scambiarli con la comunità) e offre il vantaggio di fare schizzi in stile hand made (come se fossero realmente fatti a mano) ad una velocità a dir poco impressionante se abituati a realizzarli a matita su carta o peggio ancora in programmi di grafica come photoshop.

Per rendere l’idea abbiamo realizzato un esempio con Balsamiq Mockups :

e successivamente abbiamo realizzato il design in photoshop sulla base dello sketching precedente ottenuto con Balsamiq :

In definitiva un utilissimo ed economicissimo strumento (appena 79 dollari) per definire in fare preliminare il risultato dell’interfaccia grafica e del layout.

Se siete designer provatelo non potrete farne a meno.

Maggiori informazioni direttamente nel loro sito ufficiale http://balsamiq.com/ da cui potrete scaricare anche una Demo perfettamente funzionante.

Essere Vincenti sul Web. Pubblicazione by dreamsnet.it

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I problemi nel gestire un server dedicato o una VPS linux. Il vantaggio dei servizi managed.

E’ evidente che a differenza di un decennio fa il mondo dei server è cambiato in modo radicale.
L’hardware sempre più performante ed a basso costo, la banda sempre di migliore qualità ed ampiezza, la “moda” della virtualizzazione ad alte perfermance (Xen, Kvm, Vmware ad esempio), la concorrenza spietata tra i sempre maggiori fornitori italiani ed europei, hanno dato la possibilità di noleggiare un dedicato a prezzi stracciati nell’ordine dei 50/60 euro mensili, e server VPS da 20 euro (ed anche meno) al mese.

Con queste invitanti prerogative molti “ragazzini” e utenti si sono improvvisati sysadmin dalla notte alla mattina e si sono cimentati nella configurazione e amministrazione di server Linux.

L’esperienza accumulata in questi ultimi sei anni e i numerosi casi che ci han visto come risolutori di innumerevoli problemi (spesso anche gravi) per i nostri clienti ci ha portato a trarre una triste conclusione :
troppi utenti non hanno le competenze tecniche per gestire elegantemente un sistema linux“.

Ciò diventa un problema in quanto spesso sul server gestito dal “ragazzino” di turno, spesso manca un hardening che garantisce la sicurezza del sistema da parte di attaccanti, manca un firewall, manca un IDS, manca un tuning dei servizi atto ad ottimizzare le performance del server stesso, manca un sistema di backup e disaster recovery, e spesso e volentieri si fanno moltissime scelte sbagliate che potrebbero portare a fastidiosi downtime e fermi macchina, o nei casi più estremi ad una perdita parziale o totale dei dati.

Quello che più preoccupa è che questa moda del “sistemista fai da te” non è radicata solo nella psicologia curiosa e avventuriera dello smanettone di turno, che sceglie questa difficile strada per hostare e gestire il suo piccolo sito personale, ma è una moda in vigore anche nelle piccole e medie imprese dove sul loro serverino dedicato noleggiato a 50 euro al mese fanno girare l’ecommerce che è un elemento vitale per la loro azienda in quanto genera vendite ed introiti mensili pari a qualche centinaia di migliaia di euro.

C’è  purtroppo l’inconsapevolezza dei rischi a cui si va incontro approcciando la gestione di un server linux senza le giuste conoscenze tecniche, sperando che il buon pannello di controllo grafico (a prova d’idiota) come Plesk o cPanel possa essere l’ancora di salvezza per il sysadmin della domenica e possa essere l’altenativa ad anni di studi teorici e pratici passati a lanciare stranissimi comandi da un terminale di testo di fronte ad un cursore a forma di dollaro o cancelletto (shell unix n.d.r.).

Sicuramente questi “surrogati”, quali sono i pannelli di controllo, sono sufficienti a mandare avanti il tutto in modo piuttosto elegante e funzionale, almeno fino a quando il giocattolo non si rompe, o lo si rompe cliccando a caso ad eventuali richieste generate da questi pannelli di controllo web.

  • Quanti utenti Plesk ad esempio aggiornando ad una nuova versione si sono trovati il pannello non più accessibile perchè in fase di aggiornamento non venivano creata la tabella ‘servers’ relativa nel db mysql ? Come ci si comporta di fronte ad un errore di questo tipo : error-message on plesk – when i will create a db-user: Table ‘mysql.servers’ doesn’t exist ?
  • Quanti utenti Plesk ad esempio hanno ingenuamente aggiornato da PHP 5.2 a PHP 5.3 per accorgersi che i loro siti non funzionavano più a causa delle funzioni deprecate sul nuovo interprete ? Cosa fare poi ?

Sono  questi i casi in cui per fortuna (nostra, non loro) finiscono col contattarci e implorarci di risolvere il problema nel minor tempo possibile (e magari anche al costo di una pizza).

L’utente medio purtroppo che gestisce una VPS o un dedicato ha scarsa cultura informatica e finisce per diventare carne da macello nonchè vittima ed assassino allo stesso tempo.
Avere una macchina zombie ed essere ignori coautori di attacchi DDOS (attacchi distribuiti) porta nella più frequente delle ipotesi ad essere disconnessi dalla rete, fino nei casi più seri in cui la macchina viene usata come testa di ponte per un attacco verso un altro server in rete, ad esser denunciati per accesso abusivo a sistema informatico, e onde dimostrare in tribunale (mano al portafogli per gli avvocati e tante belle pratiche burocratiche e adempimenti da assolvere) che si è del tutto ignari della vicenda e che anche voi risultate parte lesa.

Non sarebbe stato meglio per l’azienda investire in personale qualificato affidando in outsourcing la gestione managed del loro server con un costo irrisorio che oscilla dai 50 ai 100 euro al mese ?

Non sarebbe stato meglio per quell’azienda che ha perso un intero sito ecommerce e l’intero DB clienti (causa mancanza backup e politiche di disaster recovery) affidare il loro business a sistemisti professionisti ?

Non sarebbe stato meglio per quell’azienda che decise di installare Fedora Linux optare per un sistema RPM based come CentOS che ha cicli di sviluppo decennali contro i cicli cortissimi di Fedora ?

Non sarebbe meglio se ognuno nella vita facesse ciò che sa fare, piuttosto che cimentarsi in smanettamenti virtuosi che possono portare al fallimento di un’azienda ?

Ricordando sempre  : “Ciò che non conosci potrebbe danneggiarti”.

Oracle is Evil ? Storia di un commento su Facebook : censura e considerazioni personali.

Oracle non ci piace. Non ci è mai piaciuta.
Non che non ci piacciano i loro prodotti (per cui forniamo assistenza e sviluppo), ma non ci piace il loro modo di far business.

Un’azienda di vecchio stampo, ricca e senza scrupoli che mira solo ed esclusivamente ai profitti fregandosene di concetti etici e community nate con l’avvento dell’Open Source.

Sarebbe da aprire un dibattito sull’acquisizione di Sun Microsystem e delle scelte adottate nei confronti dei prodotti Sun, un’azienda innovatrice che ha saputo stare sul mercato ai massimi livelli in simbiosi con la comunità Open Source.
Sarebbe appunto, ma non lo facciamo perchè non basterebbero migliaia di righe per approfondire l’argomento, per cui ci limiteremo solo a porre le seguenti domande :

  • A Oracle interessava veramente un DBMS nettamente inferiore al suo (MySQL), una suite da ufficio gratuita (OpenOffice), un linguaggio ormai in declino se non fosse usato da google su android (Java) ?
  • Ha veramente senso citare in tribunale Google per il codice Java integrato nella piattaforma Android ?

O ha acquistato Sun con l’unico scopo di fare da patent troll ?

Ognuno si faccia pure la propria idea in merito. A buoni intenditor poche parole.

Vale invece la pena spendere qualche parola, o meglio qualche riga, sulla vicenda di ieri 9 Maggio nella pagina Fan Ufficiale di Oracle http://www.facebook.com/Oracle, al commento del post giallo evidenziato in basso.

All’invito ad iscriversi alla Newsletter di Oracle Unbreakable Linux infatti, commento testualmenteOracle use Redhat package. Oracle is Evil.
Ne ricavo un ban dalla loro pagina ufficiale a cui mi riscrivo stamane cliccando mi piace, ma come si vede dallo screenshot precedente, non ho più la possibilità di commentare i loro post.

Cos’è stato detto di male ? Che Oracle a suo modo sfrutta i sorgenti di Redhat per trarne profitti ? Anche CentOS lo fa ma almeno lo fa a livello community e in modo etico e responsabile.
O forse Big Oracle si è “stranita” a causa dell’affermazione Oracle is Evil ?

E’ strano che al giorno d’oggi tutti puntano il dito contro Microsoft, Google, Facebook e nessuno se non pochi addetti ai lavori si rendano conto dei danni alla comunità che un’azienda come Oracle POTREBBE fare con la loro business strategy, avendo in mano prodotti tecnologici di rilevanza utilizzati in molteplici contesti e nella vita di tutti i giorni. (basti pensare MySQL e Java per fare un esempio).

E’ in questi casi che bisogna lodare Stallman e la sua licenza GPL alla base di moltissimi prodotti che Oracle dispone dopo l’acquisto di Sun, che permette fork di progetti vitali onde evitare il predominio di aziende sfacciate che non hanno scrupoli a far morire prodotti validi e di pubblica utilità solo per rimanere leader sul mercato.