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Perchè cambiare la password predefinita del vostro router Alice e Fastweb : WiRouter KeyRec !
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Buona parte dei server SMTP di Fastweb sono ancora nelle blacklist di SpamCop. Anche Tiscali, AOL, Microsoft e Yahoo hanno iniziato il blocco. Per ridurre il problema abbiamo riconfigurato i server per accettare le connessioni indiscriminatamente dai server SMTP di Fastweb.
Non e’ una situazione ideale quindi preghiamo tutti gli utenti Fastweb di contattare il loro servizio assistenza per sollecitare una risoluzione DOVEROSA nei confronti dei loro clienti che oramai sono già tagliati fuori da molte reti SMTP di rilievo.
Si avverte che tale situazione può comportare la mancata consegna dei messaggi di posta in uscita indipendentemente dai nostri server ma in base alle regole antispam standard che si potrebbero trovare configurate nei mail server dei destinatari.
Si consiglia di utilizzare sempre l’IP pubblico e non il NAT di Fastweb che è la causa della maggior parte dei problemi di falsi positivi.
Inserire la musica come sottofondo dei siti è quasi sempre una cattiva idea.
Ci sono delle ovvie eccezioni: ad esempio siti di film, videogiochi o dove comunque il visitatore si aspetta (o vuole) una esperienza multimediale molto ricca.
In tutti gli altri casi, compresi quelli che possono essere definiti “siti emozionali”, inserire una musica di sottofondo è sconsigliabile per i seguenti motivi:
Girovagando per la rete spesso si è invogliati ad approfittare di quelle invitanti offerte in cui pubblicizzano la realizzazione di siti web a cifre molto economiche che si aggirano sui 200/300 euro o anche meno.
Ci sembrano prezzi privi di ogni giustificazione e privi di ogni fondamento logico quando la logica di base è quella di fare business e non di essere samaritani o kamikaze.
Prima di preventivare un prezzo ad un cliente dunque sarebbe opportuno e saggio chiedersi : quanto costa un’azienda che lavora nel web ?
Ecco in aiuto dunque uno spunto rielaborato, preso in prestito dal forum di Giorgio Taverniti, in cui si fanno “i conti in tasca” alle aziende che lavorano in campo multimediale/web.
Un’analisi rapida ma non banale sui costi che deve sostenere un’azienda da cui estrapolare criteri validi da considerare nello stilare un preventivo e nell’applicare un tariffario servizi.
La piattaforma per blog di Microsoft Live Space, nata nel 2004, alza bandiera bianca, si arrende a WordPress e cede tutti i propri account. Entro Marzo 2011 tutti i blogger di Live Spaces dovranno passare obbligatoriamente alla piattaforma WordPress.
Una grande vittoria per WordPress che si dimostra essere sempre di più la migliore soluzione per la gestione di blog e siti web. Addirittura Live Spaces che conta più di 30 milioni di utenti ed è un progetto del colosso Microsoft ha preferito chiudere gli investimenti nello sviluppo e attivare una partnership con WordPress per tutti i propri clienti.
Fra le motivazione del passaggio, il responsabile del progetto Live Spaces Mehta indica: le caratteristiche avanzate del CMS, la sua scalabilità, l’elevata protezione dallo Spam (del plugin Akismet) e l’elevata possibilità di customizzazione di moduli e template grafico.
Oltretutto va anche evidenziato che questo passaggio significa un’ulteriore vittoria dell’accoppiata (o meglio TRIO) Apache, PHP e MySQL sui suoi corrispettivi concorrenti e rivali Microsoft IIS, ASP e SQL Server.
Considerando che aziende del calibro di Amazon, Google, e Facebook hanno incentrato il loro business su PHP & MySQL snobbando totalmente le soluzioni Microsoft, si può dire con orgoglio che l’open source funziona !
Assintel parla chiaro: il settore IT italiano non è uscito dalla crisi, e continua a soffrire di un calo di fatturato e richiesta che in altri paesi europei e in Nord America le aziende si sono lasciate già alle spalle.Un calo del 7.6 % nel corso del 2010 per il comparto dell’Information Technology italiano.
A pesare di più sono il mercato hardware, che registra un calo del 18,6% e quello dei servizi IT, che tuttavia contiene le perdite, con un calo del solo 3,8%.Giorgio Rapari, presidente di Assintel non ha usato mezze parole per esprimere la sua preoccupazione di fronte ad un contesto che ci vede migliorare molto lentamente: “I numeri della crisi dell’IT italiano ci dicono che il nostro sistema sta arrivando ad un punto rottura: occorre cambiare registro, puntando su una vera e complessiva Innovazione di tutta la struttura socio-economica. Per fare questo serve un nuovo modello di coesione, a partire dalla rappresentanza imprenditoriale per arrivare ad un nuovo patto sociale per la crescita. E la politica deve fare la sua parte“.
Siamo fermi ad un fatturato complessivo del settore di 19,721 Miliardi di Euro, 1 miliardo di Euro in meno rispetto al 2009. La spesa delle aziende cala, in attesa che l’economia del paese riprenda a marciare. Unico dato positivo sembra giungere dal mondo software, che fa registrare un netto 2.4% in più.
Ad essere colpito maggiormente il settore business, non quello consumer, che pur con una crescita inferiore agli anni scorsi, perde meno e soprattutto ha più speranze per una rapida ripresa. Serve innovazione per uscire dalla crisi dell’IT italiano, soprattutto di fronte agli altri paesi europei, rispetto ai quali registriamo una crescita peggiore e soprattutto una lenta risalita dalla crisi che colpisce tutti i servizi legati all’information technology.
Albert Einstein disse “Non hai veramente capito qualcosa finché non sei in grado di spiegarlo a tua nonna“.
Se volessimo parlare di Virtual Hosting o Shared Hosting a nostra nonna o ad un utente non troppo tecnico, potremmo fare un paragone con il vivere in condominio.
Comprare un hosting condiviso sta al vivere in appartamento in un condominio come un VPS o un server dedicato stanno alla casa o alla villa.
Mentre un condominio (server) può contenere centinaia di siti (appartamenti) appartenenti a diversi proprietari con diverse esigenze, un VPS o un Server Dedicato è una casa o una villa di un unico proprietario.
Molto spesso il vantaggio dello scegliere un hosting condiviso è derivato esclusivamente di un minor costo annuale ed una gestione outsourcing tutto incluso di tutta la parte sistemistica nella gestione di tutti i servizi (web, mail solitamente) senza costi aggiuntivi.
Vien dunque da chiedersi, perchè esistono aziende che dopo un’accurata analisi decidono di intraprendere la strada del server dedicato o del VPS (Virtual Private Server n.d.t.), quando l’hosting condiviso sembra esser la panacea di tutti i mali a costi decisamente irrisori che oscillano dai 10 ai 50 euro l’anno ?
La risposta è che ogni soluzione comporta dei vantaggi e degli svantaggi e ogni strumento ha una determinata funzione in relazione all’obiettivo da raggiungere.
Se continuassimo dunque il parallelismo tra hosting condiviso e vivere in condominio ci troveremo di fronte alle seguenti limitazioni.
Scegliere un hosting condiviso dunque significa in pratica “affidarsi alla sorte”, laddove sorte significa appunto la casualità o meno di imbattersi in un server con “coinquilini” rispettosi che siano in grado di non intasare il server (e dunque limitare le vostre performance) e un amministratore di sistema capace in grado di diagnosticare eventuali utenti problematici ed isolarli dai restanti clienti.
Viceversa scegliere un VPS o un server dedicato significa avere il controllo totale di tutto il server, del software a corredo nonchè della configurazione dei vari servizi.
E’ ovvio che gestire un servizio dedicato (sia esso Virtuale o Dedicato) comporta un dispendio di risorse (anche economiche) maggiore a vantaggio appunto di una libertà totale nonchè l’evitare tutti quei contro pocanzi elencati.
Con l’avanzare degli anni però, con la nascita di servizi managed si può realmente disporre di servizi ottimali configurati ad-hoc in base alle esigenze del cliente a prezzi irrisori sopratutto per attività professionali.
Vien da chiedersi infatti quale possa essere il problema nell’investire (investire, non spendere badate bene) una cifra che oscilla sulle 500 euro annuali ad un azienda che vende online o offre servizi professionali e deve attenersi a standard qualitativi ben più elevati dell’utente privato o del ragazzino che ha un sito internet per hobby.
Oltretutto disponendo di un servizio dedicato si può avere garanzie di intervento e un’assistenza più immediata che giustamente non si può pretendere (ne viene menzionata nei soliti contratti) in un servizio hosting condiviso di tipo best effort.
Riassumendo dunque :
Con l’espressione hosting condiviso (in inglese shared hosting) si intende la forma classica di hosting in cui un unico server è destinato ad ospitare una pluralità di siti web (a volte anche diverse centinaia se non addirittura migliaia) appartenenti a diversi titolari.
Nell’hosting condiviso tutti i siti web presenti sullo stesso server devono, ovviamente, condividere le capacità e le risorse della stessa macchina con il rischio che i problemi di un singolo sito web si riflettano anche su tutti gli altri.
L’hosting condiviso è la scelta tipica per siti web a basso traffico oppure destinati ad un uso non professionale. Per chi fa business con internet ed ha bisogno di garanzie di continuità di servizio potrebbe essere preferibile un hosting dedicato.
WordPress è un sistema open source per la gestione che agisce come un efficace strumento di pubblicazione. Viene fornito con impostazioni predefinite diverse e funzionalità, che permette agli utenti di creare e mantenere un blog o un sito web comodamente. WordPress è sviluppato in PHP con database MySQL come backend.
WordPress è un sistema di blogging ampiamente utilizzato su Internet oggi. Alcune delle sue funzionalità avanzate includono una facile installazione di software e upgradations a versioni più recenti, la protezione con password di tutti i messaggi, i commenti da parte dei visitatori, protezione anti-spam, progetti di risparmio, l’anteprima dei messaggi, più autori con differenti privilegi, temi, collegamenti, bookmarklet, a più pagine postes, importazione struttura e molti altri.
Dal momento che WordPress è un sistema open source, gli utenti possono estendere le proprie capacità e usarlo secondo le loro esigenze. WordPress è costituito da centinaia di plug-in che consentono di raggiungere questo obiettivo. Con l’aiuto di plugin, è possibile estendere le prestazioni e le funzionalità di WordPress. Caratteristiche personalizzate e le funzioni del plugin facilitare gli usi di personalizzare il loro sito, a seconda delle esigenze specifiche. Ulteriori informazioni sui 30 plugin di WordPress più popolari in questa infografica.
Questo articolo nasce sull’utile indagine fatta da Yoast.com riguardo l’utilizzo e la diffusione della piattaforma WordPress.
Da parte nostra è superfluo dire che SIAMO DI PARTE.
Nati da esperienze con PHPnuke agli albori del 2000, passando per il promettente Mambo e il suo (deludente) successore Joomla, valutando con ponderatezza la bontà di Drupal, ma anche di altri CMS minori e soluzioni commerciali.
Uno schieramento basato non sulla simpatia o su una religione ma sull’effettiva bontà del prodotto valutato e comparato nel corso di oltre un decennio.
Malleabile, con decine di migliaia di plugin, un sistema di templating evoluto e facile da gestire, manutenzione indolore ed immediata in pochi semplici click, tecnologicamente raccomandato per avere un ottima indicizzazione, open source e gratuito.
Più che meritatamente si aggiudica oltre il 50% della fetta di mercato dei CMS.
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